Da tempo sentiamo parlare sempre più spesso di “filiera corta”.
Ma cosa sono la filiera e la filiera corta per definizione? Rifacciamoci alla descrizione di wikipedia:
Con filiera (agro-alimentare, industriale, tecnologica) si intende, in senso lato, l'insieme articolato (anche detto 'rete' o 'sistema') che comprende le principali attività (ed i loro principali flussi materiali e informativi), le tecnologie, le risorse e le organizzazioni che concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione, commercializzazione e fornitura di un prodotto finito; in senso più stretto, si intende l'insieme delle aziende che concorrono alla catena di fornitura di un dato prodotto. Il termine è stato coniato dall'agronomo francese Louis Malassis.
La filiera può essere semplice o complessa a seconda di quanti passaggi subisce il prodotto prima di arrivare al prodotto finito.
Di norma, per la sua importanza per il consumo, sono considerate primarie per importanza le filiere alimentari.
In funzione della loro complessità le filiere sono diversamente considerate; le filiere ortofrutticole sono più semplici di quelle lattiero-casearie o animali.
La filiera corta è una filiera produttiva caratterizzata da un numero limitato e circoscritto di passaggi produttivi, e in particolare di intermediazioni commerciali, che possono portare anche al contatto diretto fra il produttore e il consumatore.
Lo scopo principale di tale filiera è contenere e ridurre i costi al consumo dei prodotti. La filiera corta è inoltre il modello cui si ispirano i Gruppi di Acquisto Solidale per poter riconoscere un prezzo più equo ai produttori.
In sintesi:
Continuiamo con le nostre considerazioni sull’importanza della gestione a filiera corta dei prodotti alimentari in ambito locale:
nelle zone di montagna come le nostre, esistono aziende agricole a dimensione familiare, o privati, che coltivano frutti e verdure o allevano animali da latte o carne o uova, tendenzialmente in modo naturale, secondo la tradizione di sapiente gestione del terreno e dei paesaggi, pur utilizzando mezzi moderni e metodi che attingono a saperi attuali e innovativi, ottenendo in tal modo prodotti agricoli nutrizionalmente qualificati, in quantità spesso non appetibili per le filiere lunghe e per la Grande Distribuzione Organizzata.
Queste realtà agricole producono pertanto non solo alimenti, ma gestione e manutenzione del territorio, costituendo un’insostituibile risorsa per il territorio stesso.
Esse costituiscono anche un bacino di prodotti alimentari identitari e caratterizzanti del territorio, visto che ogni terreno, in base alla sua composizione, altitudine, umidità, esposizione al sole e al vento, determina qualità e proprietà irripetibili alle piante e agli animali che vi crescono.
Le filiere corte sono definite attività agricole “marginali” in quanto apparentemente non generano importanti guadagni economici, ma nel bilancio complessivo costituiscono l’ossatura della gestione del paesaggio, dell’ambiente e cioè del territorio montano. Sono pertanto da noi considerate NON marginali, ma ESSENZIALI, da valorizzare e custodire.
Manutenzione del territorio dunque, ma anche socialità, economia, turismo, qualità di vita.
È importante avere “un contadino per amico”, lo saluti e ci parli, lo vedi negli occhi e ti fidi di quello che egli ti propone, dei suoi prodotti che cambiano in base alla apprezza queste realtà, non cerca non solo i prodotti locali, ma anche e soprattutto esperienze da vivere in relazione con il mondo contadino, in un sistema montagna in cui i paesi sono inseriti nel contesto agricolo, e dovunque si ci diriga si arriva in sistemi naturali di prati, campi, boschi.
La filiera corta, dal produttore al consumatore, costituisce inoltre il più valido, efficace, economico sistema di controllo e certificazione: sentiamo spesso (troppo spesso) parlare di contraffazioni in ambito alimentare, il più delicato e serio, visto che di cose da mangiare e da introdurre dentro noi stessi si tratta; sentiamo parlare di cibi contaminati, che provengono da non si sa dove e non si sa come, importati dall’estero e marchiati come prodotti italiani, e mille altre modalità per propinarci alimenti per la produzione e commercializzazione dei quali si è pensato più ai guadagni che alla salute dei consumatori.
La qualità dei prodotti di piccole aziende che conducono l’attività agricola in modo naturale, è tendenzialmente migliore dei prodotti industriali, soprattutto, a detta di esperti in campo medico o nutrizionale, sono “nutrizionalmente qualificati”, cresciuti secondo ritmi naturali arricchendosi delle sostanze che sono loro proprie, grazie soprattutto al crescere in terreni naturali, fertili e vivi, senza l’utilizzo di diserbanti o disseccanti e di concimi chimici, secondo quelle che si definiscono “buone pratiche agricole”. (questo ovviamente dipende dalle modalità colturali che il contadino adotta, ma vogliamo pensare che sia cosi, non avrebbe senso altrimenti parlare di agricoltura di montagna)
Ovviamente una piccola azienda locale, che ottiene piccole produzioni dal suo lavoro, deve avere comunque un tornaconto economico interessante, che giustifichi l’impegno e il rischio di lavorare “sotto il cielo”, e questo è possibile proprio grazie alla filiera corta. Nessun intermediario, o casomai l’associazione o il consorzio o la cooperativa, o la rete e-commerce, o il Gruppo di Acquisto Solidale, tutte realtà che costano poco e poco incidono sul guadagno del produttore.
Ultima considerazione, ma non ultima se non principale, la motivazione sociale della filiera corta: il piacere di conoscere chi coltiva o alleva per tutti noi, il condividere le problematiche legate alla sua attività, il rapporto personale di fiducia e amicizia.
Ci piace pensare al partecipare alla vita professionale dei contadini, a collaborare affinchè il loro lavoro (duro) di coltivare e allevare, di gestire sapientemente il terreno, abbia modo di gestire il nostro territorio, il nostro ambiente e il paesaggio rurale, in modo da offrire a noi e alle generazioni future le migliori condizioni di vita.
La filiera corta e l’agricoltura familiare ci offrono la possibilità di contatto con la terra, fondamentale soprattutto per i bambini e i giovani, in città ma ultimamente anche nei paesi, troppo spesso lontani dalla terra,. Rabbrividiamo pensando che per molti bambini e giovani gli alimenti crescano sugli scaffali dei supermercati dentro le scatole o i tetrapak o nel nylon!
Buona filiera corta a tutti!
Giuliano Pezzini